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Ludopatia



  • GIOCO D’AZZARDO, ADOLESCENZA E DONNE

    Parlare della storia delle donne usando un gioco di carte appare creativo ed intelligente. Perché tutti i più grandi teorici della psicologia infantile hanno sottolineato quanto  il gioco sia importantissimo nella crescita di ogni persona. Piaget parla del gioco quale strumento che  “consente al bambino di assimilare l’esperienza circa l’ ambiente che lo circonda, ai propri schemi mentali”. Winnicott lo individua quale fondamentale attività di conoscenza,  poiché  “E’ nel gioco che l’individua, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé”. Ma soltanto chi come me ha avuto occasione di interagire con bambini con problematiche cognitive o con patologie comprese nello spettro autistico sa che non è così scontato saper giocare, saper utilizzare un giocattolo o conoscere le modalità con cui  esso può diventare strumento di comunicazione e di relazione con l’altro.  In questi casi,  saper giocare diventa una conquista.
    Ma quando e perchè il gioco diventa, per dirla con la nuova denominazione usata dal DSMV, Gamblingdisorder ?
    La psicoanalisi ci aiuta ad avere una possibile lettura del perché. Freud parla di ” gioco simbolico” come quel gioco con il quale il bambino cerca di superare l’ansia e l’angoscia dovute, ad esempio, all’allontanamento della madre, e dice che nel bambino è presente una tendenza inconscia, che chiama “coazione a ripetere” , che lo spinge a ripetere comportamenti schematici che derivano da esperienze conflittuali… Quindi a ripetere un’esperienza dolorosa. Perché?
    La spinta a replicare è sostenuta dal tentativo di elaborare psichicamente, di impadronirsi di un evento che ha suscitato una forte impressione emotiva e, dice Freud, la coazione a ripetere diventa così primaria ed indipendente dal principio del piacere.
    In questo senso, Freud ha visto il gioco d'azzardo come una  sfida con il destino (che nasconde la figura del padre) ed il senso di colpa associato come  il motivo che costringe il giocatore a ripetere, soprattutto se non vince.Il giocatore continua a giocare a causa di un senso di colpa che deve essere espiato e, quando sperimenta di ottenere sollievo  in caso di non vincita, la sconfitta  assume la forma di un’ autopunizione che lo fa stare momentaneamente meglio.
    Quindi il  problema ad un certo punto è che il giocatore non gioca per vincere soldi , ma per il gioco d'azzardo in sé ( "gioco d'azzardo per il gioco d'azzardo " , secondo Dostoevskij ).
    Per parlare del quando il gioco diventa una malattia,osserviamo che attualmente l’età media in cui un bambino scommette per la prima volta è di 12 anni , un'età media inferiore se paragonata a quella del  primo utilizzo dialcool, tabacco o altre droghe.
    La media europea dei giocatori giovanissimi è superiore a quella degli adulti.
    Riguardo ai problemi legati al gioco negli adolescenti, sono stati individuati diversi fattori di rischio, come avere i genitori con problemi di giocoe/o la famiglia con problemi sociali, possesso di una maggiore impulsività.I dati inoltre  suggeriscono come l'età precoce di insorgenza del gioco d'azzardo possa influenzare il funzionamento della salute mentale nel corso della vita . Ad esempio, i giovani giocatori adulti che hanno iniziato il gioco d'azzardo in adolescenza sono risultati essere più propensi a segnalare i problemi da uso di sostanze che non i giovani giocatori adulti che hanno iniziato il gioco d'azzardo in età adulta.
    Tassi elevati di consumo di alcol , l'abuso e la dipendenza sono riportati in associazione con il gioco d'azzardo nei ragazzi e nelle ragazze adolescenti rispetto ai loro coetanei nongambling.
    Gli adolescenti ed i giovani sono certamente categorie a rischio poiché tendono a misurarsi con il mondo degli adulti per evadere dal proprio, sfidano quel mondo senza avere piena consapevolezza delle proprie azioni. Sono in un periodo di crescita e di sviluppo, un momento di alti livelli di assunzione di rischi , ricerca di novità e impulsività. Presentano una forte fragilità e sono alla ricerca di un appoggio esterno per compensare la mancanza di definizione e di forza interiore. Apprezzano l’eccitazione del gioco e la possibilità di entrare in un mondo altro dove perdersi e dimenticare i problemi.
    Inoltre, la vincita facile ha in se un aspetto magico che fa presa sui giovani che ancora non si sono lasciati del tutto alle spalle il pensiero magico infantile.
    Contrariamente alla associazione prevalente del gioco d'azzardo a scopo di lucro negli adulti, per un adolescente  il gioco d'azzardo è spesso un'opportunità per socializzare, un’ attività con gli altri , piuttosto che la possibilità di vincere soldi.
    La socializzazione passa in secondo piano quando si parla di dipendenza da internet.
    Una recente indagine ha provato a dare una risposta alla domanda “la dipendenza da internet è una condizione psicopatologica distinta dalla psicopatologia del gambling?”.
    La valutazione psicologica è stata eseguita attraverso colloqui e una serie di questionari che hanno valutato l’ansia, la depressione, le strategie di coping, l’attaccamento, il temperamento e la valutazione globale del funzionamento della persona. I risultati hanno confermato gli studi precedenti che mostravano analogie tra la dipendenza da internet e il gioco d’azzardo patologico negli aspetti sintomatologici e psicopatologici della depressione, dell’ansia e del funzionamento globale (ad es. ciclo sonno-veglia, motricità corporea, ecc.); tuttavia questo studio rivela allo stesso tempo significative differenze nei tratti del temperamento, nelle strategie di coping e nelle ridotte capacità di interazione sociale.
    Nello specifico la dipendenza da internet si distingue per una minore socializzazione e cooperazione con altre persone, per una minore capacità di visione positiva e di pianificazione nei confronti delle situazioni stressanti, per una maggiore tendenza alla negazione e al disimpegno mentale (inteso come mancata consapevolezza del proprio disturbo), per una ridotta comunicazione con i genitori e maggiore l’alienazione con coetanei.
    Un’altra interessante ricerca mette in relazione il rendimento scolastico in matematica di studenti di scuola superiore con la ludopatia, sottolineando come l’incapacità di valutare la probabilità della possibile vincita possa spingere a giocare abitualmente.
    Certamente una delle concause che spingono sia giovani che adulti verso la dipendenza da gioco  è la pubblicità proposta su tutti i media. Il richiamo al pensiero magico è sempre presente, il miraggio di un cambiamento magico della propria vita, dell’evasione dalle responsabilità attira più della vincita in se.
    Il gioco d’azzardo sta divenendo,  sempre più, una questione sociale. Dati gli effetti prodotti sulla famiglia dal gioco patologico,la consistenza delle persone con questo problema deve essere moltiplicata almeno per tre.
    I costi per la società hanno a che fare soprattutto con l’impatto che il  gioco d'azzardo ha sugli individui e sui loro familiari prima di tutto. Ma ha anche effetti notevoli sulla comunità più ampia attraverso la perdita di posti di lavoro e la riduzione delle produttività del lavoro, i costi sociali e sanitari. Anche la violenza familiare è più comune quando le famiglie sono in crisi.
    Le persone con problemi di gioco hanno sei volte più probabilità di divorziare rispetto ai giocatori non problematici .
    I problemi di gioco fanno stare male le famiglie (o le coppie) in molti modi: problemi finanziari - Quando i membri della famiglia vengono  a sapere che il risparmio , la proprietà o gli effetti personali sono stati persi, possono sentirsi spaventati, arrabbiati e traditi; problemi emotivi e di isolamento – il gioco d'azzardo problematico causa forti risentimenti tra i membri della famiglia, che rendono più difficile la risoluzione dei problemi . Molti partner di persone con problemi di gioco d'azzardo non vogliono essere emotivamente o fisicamente vicini alla persona che  ha fatto loro male. I membri della famiglia possono evitare  persone esterne alla famiglia  per vergogna. Questo rende il gambler  isolato, senza appoggi emotivi, amore e sostegno .
    Anche la salute fisica e mentale dei familiari può risentirne: lo stress di problemi di gioco a volte causa problemi di salute, sia per la persona che gioca e per la famiglia. Questo può includere ansia, depressione e problemi legati allo stress, come disturbi del sonno, ulcere, problemi intestinali, mal di testa e dolori muscolari. L’impatto sui bambini può essere consistente: quando un genitore o un caregiver ha un problema di gioco, i bambini possono sentirsi dimenticati, depressi e arrabbiati. Essi possono auto-riferirsi gli accadimenti e le tensioni familiari, credere di aver causato il problema e che soltanto un proprio comportamento migliorerisolverà tutto. I bambini possono smettere di fidarsi di un genitore che fa promesse che lui o lei non mantengono. Alcuni bambini possono tentare di distogliere l'attenzione del genitore con il problema del gioco d'azzardo, attraverso un  comportamento anomalo.
    Diciamo “lui o lei” perché dal un recente studio svolto in Italia dall’ Osservatorio dei giochi risulta che addirittura il 50% degli iscritti a un sito di giochi online sia donna, tanto per sfatare il mito del gambling machista e del giocatore di poker o di casinò esclusivamente uomo, nell’immaginario collettivo.
    Il sondaggio mostra come a sorpresa, le frequentatrici più assidue dei siti di giochi online non siano le casalinghe, piuttosto le donne in carriera, che spesso lo usano come svago dal lavoro, durante la pausa pranzo o come passatempo della domenica.
    Ma nonostante questa stupefacente sorpresa, il 33% delle donne che creano un conto sulle piattaforme di gambling sul web, sono casalinghe, ossia persone che passano molto tempo a casa e tra un lavoro domestico, una corsa al supermercato o a prendere i figli da scuola, si divertono giocando e magari intascando anche una piccola o grande vincita. Ed il numero delle donne che stanno in casa è aumentato notevolmente negli ultimi anni a causa dei consistenti licenziamenti dovuti alla crisi economica.
    Ciononostante, rispetto alla popolazione totale dei giocatori d’azzardo, le donne sembrano avere un fattore protettivo, in quanto  il loro numero appare percentualmente basso.
    Questo fenomeno riguarda sia il gioco del poker ma anche le roulette e soprattutto le slot machine, che si confermano essere uno dei giochi preferiti delle signore.
    Come affrontare tutto ciò? Gli psicoterapeutici familiari e sistemici, come me, pensano che il comportamento sintomatico sia, almeno in parte, funzione della relazione tra i membri del sistema familiare. Quando il comportamento sintomatico viene “scoperto”, il gruppo familiare reagisce a seconda della sua organizzazione e della sua storia.
    Vi sono situazioni nelle quali prevale la componente drammatica, il giocatore è visto come una persona irrecuperabile, che ha rovinato tutti, che deve essere allontanato dalla famiglia.
    Ma ci sono situazioni in cui i familiari, oltre a reagire “contro” il giocatore, mettono in campo comportamenti ed atteggiamenti diversi. Soprattutto quando non è ancora stata scoperta la dimensione del disastro economico, la famiglia può pensare di agire al suo interno, mettendo il giocatore in una posizione “controllata”, cioè regolandone strettamente le disponibilità economiche, controllando i suoi spostamenti e pagando progressivamente i debiti contratti. In questo momento la famiglia è preoccupata della possibilità che la situazione sia conosciuta all’esterno. Prevale un sentimento di vergogna ed atteggiamenti di chiusura e di isolamento. In queste situazioni, il giocatore d’azzardo può sentirsi spinto a cercare la soluzione nel gioco d’azzardo stesso, con l’idea che una vincita miracolosa sistemi almeno parzialmente la perdita economica. Ancora il “pensiero magico”!
    In questa fase, l’idea di inviare, o costringere, il giocatore al trattamento viene vista come un pericolo, un rischio di rompere l’omertà e la  chiusura.
    Quando anche questi tentativi falliscono, la famiglia cadein una condizione più disperata e può rivolgersi all’esterno (un esterno “competente”: gruppi, centri o professionisti, associazioni di auto mutuo aiuto), essendo più disponibile a mettersi in gioco.
    Quando parliamo di famiglia, intendiamo sia la dimensione coppia, che quella della famiglia intera.
    Ma esiste anche una dimensione che coinvolge la famiglia di origine del giocatore che può essere coinvolta  nella terapia. Alcuni sottolineano l’importanza della famiglia di origine, poiché esiste spesso  nelle famiglie di origine già qualche giocatore d’azzardo. Non si tratta di affermare la presunta componente genetica, ma di ipotizzare che, in quei sistemi umani, il gioco d’azzardo viene visto ed identificato come un’attività gratificante, come una forma di “guadagno”.Anche perché parliamo di una dimensione di dipendenza senza sostanze che “fa giustizia” di tutte le ipotesi sulle origini strettamente biologiche delle dipendenze. Se non sono chiamate in causa droghe come alcol, nicotina, oppiacei, cocaina ed altro, se si parla solo di “dipendenze comportamentali”, la dimensione biologica perde fortemente di significato.
    Da quanto esposto appare chiaro come, dal punto di vista dei trattamenti, in un’ottica sistemico relazionale, sia  necessario coinvolgere i sistemi di riferimento del giocatore patologico: coppie e famiglie.
    Occorre però sottolineare l’importanza di politiche preventive, che coinvolgano  le collettività, i gestori, gli opinion maker, al fine di arginare un fenomeno in forte crescita esponenziale negli ultimi anni “grazie” ad una liberalizzazione, ad una liceità dei giochi d’azzardo, iniziata con le sale bingo, che hanno coinvolto molto le donne, in prima battuta e proseguita con l’aumento vertiginoso delle licenze, le aperture di sale giochi in tutte le città e i paesi, glispazi slot in  moltissimi esercizi pubblici, l’ aumento ugualmente vertiginoso del gambling online.
    Per lo studio del fenomeno Gambling patologico, manca ancora una raccolta ed elaborazione dei dati epidemiologici, così come un investimento in ricerche sui fenomeni.

    Dott.ssa Annamaria Liberatore
    Psicologa Psicoterapeuta
    Mediatrice Familiare